Di Michela Scomazzon Galdi

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Ricorderemo il mondo

attraverso il cinema

(Bernardo Bertolucci)

 

Il colore blu, che fa da filo conduttore agli articoli di questo mese in Sognosoloacolori, nella sua tonalità “classic blu”  è il colore che il Pantone Color Institute ha decretato come colore guida per il 2020: un colore che ispira calma, fiducia e connessione. Ma il blu è anche collegato alla comunicazione: permette di esprimersi senza difficoltà, di comunicare all’esterno ma anche di esprimere la nostra interiorità. E quale miglior strumento di comunicazione del cinema?

Il 4 febbraio in questo articolo, vi ho parlato del colore nel cinema come strumento narrativo ma anche dei colori presenti nei titoli di film. Anche il blu (come il rosso, il verde, il grigio, il nero, il viola) è presente in molti titoli di film ma nel cinema questo colore è spesso usato per indicare lo stato d’animo della tristezza in quanto la lingua del cinema è soprattutto l’inglese ed in inglese “blue” significa triste (I’m feeling blue).

Tra i tanti film che contengono il blu nel titolo ricordiamo: Gardenia blu (1953) del grande regista tedesco Fritz Lang, con Anne Baxter e Raymond Burr. Gardenia blu è un locale esotico dove la protagonista Norah viene invitata a cena da un pittore donnaiolo, ma è anche una famosa canzone di Nat King Cole che appare nel film nei panni di se stesso; Soldato blu (1970), diretto da Ralph Nelson, con Candice Berger e Peter Strauss. Fu tra i primissimi film a schierarsi dalla parte dei Nativi americani ed è ispirato ai drammatici fatti del massacro di Sand Creek, uno degli episodi più crudeli della storia dell’espansione ad ovest, che vide l’esercito americano attaccare un pacifico villaggio di indiani Cheyenne del Colorado che poco prima avevano stipulato un trattato di pace con il governo americano (sic!); Almost blu (2000), diretto da Alex Infascelli e tratto da un noir del giallista italiano Carlo Lucarelli: il protagonista, un ragazzo cieco, ascolta con un apparecchio di intercettazione le voci delle persone che a Bologna si scambiano  telefonate. Come unica compagnia, la canzone Almost blu suonata da Chet Baker.  Proseguendo con il nostro blu, troviamo Betty blu (1986) di Jean-Jacques Beneix, con protagonista Béatrice Dalle (Betty) al suo debutto. Il film, tratto dal romanzo di Philippe Djian, racconta la travolgente passione tra Betty e Zorg sottolineata dalla notevole colonna sonora di Gabriel Yard.

Arriviamo poi a Velluto blu e Blue Jasmine, due film sui quali mi soffermerò di più.

 

 

Le idee arrivano nei momenti più impensati,

basta tenere gli occhi aperti

(David Linch)

 

Velluto blu (Blue Velvet) è un noir del 1986, scritto e diretto da David Linch, interpretato da Isabella Rossellini (Dorothy), Kyle MacLachlan (Jeffrey) e Dennis Hopper (Franck). Il titolo originale è tratto dall’omonima canzone di Bobby Vinton, cantata nel film da Isabella Rossellini nel locale notturno Slow Club. Il film racconta la storia di Jeffrey, un giovane studente che indaga su un macabro ritrovamento e scopre che nella sua cittadina esiste un mondo sotterraneo di violenza, sesso, droghe e forze dell’ordine corrotte. L’avventura di Jeffrey è come un rito di iniziazione ma il prezzo da pagare è la perdita dell’innocenza e la consapevolezza della presenza del male nel mondo e di un lato oscuro in ognuno di noi. In questo film, consacrato dalla critica come un capolavoro e diventato un cult (e per il quale David Linch ha ottenuto la nomination all’Oscar per la regia), troviamo vari elementi che diventeranno tipici della sua filmografia: le donne vittime di abusi, le torbide e corrotte piccole cittadine della provincia americana, l’utilizzo non convenzionale di canzoni d’epoca, spesso eseguite in modo ossessivo ed in scene molto forti.

 

La paura è la mia compagna fedele, non mi

ha mai tradito per andarsene con altri

(Woody Allen)

 

Blue Jasmine, scritto e diretto nel 2013 da Woody Allen, è interpretato dalla sempre più brava attrice australiana Cate Blanchett (Catherine EliseBlanchett), che per questo film si è aggiudicata l’Oscar per la Migliore Attrice Protagonista. Janette “Jasmine” Francis, un’elegante e mondana newyorchese, è sposata al ricco e carismatico uomo d’affari Hal (Alec Baldwin), che è anche un truffatore ed un fedigrafo. Dopo il crack finanziario di Hal, che viene arrestato, Jasmine rimasta sola e senza soldi si getta nell’alcol e negli psicofarmaci. Da New York, decide di trasferirsi a San Francisco nel modesto appartamento della sorella Ginger (Sally Hawkins), con la quale non è mai andata d’accordo e della quale disprezza lo status economico e sociale. Jasmine è un personaggio tragico che non sa adattarsi al presente e che rimane legata ad un passato che riaffiora continuamente e ad un immaginario che si è costruita addosso come una seconda pelle: in fondo, una vittima tragica della sua stessa fragilità ed incapacità di guardare ed accettare la sua nuova realtà. Blue Jasmine ci racconta non soltanto la crisi di una certa finanza ma, attraverso lo sguardo del regista, anche l’ambiguità di una condotta di vita (tra le tante affermazioni di Jasmine: “i soldi non si contano, i soldi contano”), che conduce al fallimento ed alla depressione. Il “blue” del titolo ritorna e sottolinea il finale del film, nel quale in sottofondo si sentono le note della canzone Blue Moon…

 

E Tu a quali film associ il colore Blu? Raccontamelo nei commenti!

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Michela Scomazzon Galdi

Mi chiamo Michela e mi occupo di comunicazione e uffici stampa nel settore culturale perché credo che la cultura, oltre a donare bellezza, possa contribuire al dialogo interculturale e alla pace.

Promuovo e comunico i tuoi eventi culturali, rendendoli unici attraverso il fascino dei colori.