Di Anna Pavignano

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Nel paese dove sono nata, in un’Italia molto a nord, pioveva molto, spesso, intensamente. Quando finiva la pioggia il cielo era di un azzurro che sembrava trasfigurato, magico, assoluto, o forse erano i miei occhi di bambina che lo dipingevano così. Dalle mie finestre si vedevano frutteti e campi, la casa si lasciava il paese alle spalle e davanti c’era solo verde su cui calava direttamente il cielo. E là, all’orizzonte dove finivano i prati e cominciava quell’azzurro perfetto, ero convinta ci fosse il Paradiso. Lontano, irraggiungibile, ma visibile dalla finestra di casa mia.

A sette anni mi sono traferita con la famiglia a Torino, sempre al nord, ma un po’ meno, in anni dove lo smog era considerato un male necessario. Il cielo lo guardavo poco perché era marrone e l’azzurro ho cominciato a cercarlo altrove. Nei pastelli ben allineati dell’astuccio di scuola, nei vestiti che mi cuciva mia mamma, nelle gite domenicali al lago, nel mare d’agosto della Liguria, negli occhi di mio padre, nel primo Italo Calvino che lessi alla scuola media – sì, intanto crescevo – intitolato ‘Dov’è più azzurro il fiume’, dove il colore non era né quello del cielo né quello del mare, ma il segno dell’inquinamento: una fabbrica scaricava nell’acqua coloranti, questa era la lungimirante sostanza del racconto.

Passati altri anni mi sono dipinta di azzurro le palpebre per meglio richiamare un principe che fosse in tinta con le mie aspettative. Intorno a me Celentano – più tardi avrei scoperto che era stato il grande Paolo Conte a imbeccarlo – colorava i pomeriggi con la sua canzone sul tema. Avevo l’età in cui si è curiose di verificare se Biancaneve e Cenerentola avevano detto il vero o avevano raccontato frottole : a conti fatti perdono entrambe per avere un po’ esagerato nel raccontarci l’azzurraggine dei loro principi, per averla fatta troppo facile – e vissero per sempre felici e contenti? – o anche solo per avere astutamente taciuto com’era andata qualche anno ‘dopo’ quel primo bacio, dato nel sonno o da sveglie, poco importa.

D’azzurro, Kandinsky ha vestito un cavaliere che passa veloce su un cavallo bianco, spandendo anche un po’ di colore celestiale intorno, a mescolarsi con il verde del prato. Va o torna? Scappa o insegue? Forse semplicemente passa e, come le cose importanti della vita, corre veloce. All’arte il compito di fermarle.

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Anna Pavignano

Anna Pavignano nasce a Borgomanero, in Piemonte, vive a Torino e successivamente a Roma e Napoli.

Scrive con Massimo Troisi le sceneggiature di tutti i suoi film, dal primo, “Ricomincio da tre” fino a “Il Postino” con la regia di Michael Radford, che ha avuto 5 candidature all’Oscar, tra cui quella per la miglior sceneggiatura non originale e numerosi altri premi.

La collaborazione con Michael Radford è continuata con altri due film, “Elsa & Fred”, interpretato da Shirley MacLaine e Cristopher Plummer e “La musica del Silenzio”, ispirato alla vita e alla carriera di Andrea Bocelli.

Per le edizioni E/O ha pubblicato “Da domani mi alzo tardi”, dedicato al ricordo di Massimo Troisi, “In bilico sul mare” da cui è stato tratto il film “Sul mare” con la regia di Alessandro d’Alatri, “Venezia, un sogno”.

Attualmente continua a scrivere per il cinema e la televisione, letteratura per ragazzi e insegna scrittura e sceneggiatura.

Nel 2021 è in uscita il suo quarto romanzo per E/O, dal titolo “La prima figlia”.