Di Lucia Primo

***

“Chi ha detto che in un quadro il bianco dev’essere il colore più chiaro?” Ludwig Wittgenstein

 

Sì, a volte penso che del bianco abbiamo un opinione decisamente illusoria.

Pensiamo di poter utilizzare il bianco per portare purezza nelle nostre vite, per cancellare qualcosa che non funziona o poter resettare le esperienze negative o dolorose.

Ci vestiamo di bianco per sentirci puri.

Ci circondiamo di bianco sperando che le ombre intorno a noi si notino di meno.

E visualizziamo la luce bianca quando vogliamo sentirci elevati, angelici, spirituali.

 

 

Ma alla fine ci troviamo sempre qui, sulla terra, colorati con le nostre esperienze, macchiati dalle nostre ombre e incapaci di accoglierci pienamente nella nostra indescrivibile miscela di colori, macchie, luci e ombre.

La teoria della luce non ci viene in aiuto in questo caso: la somma di tutti i colori dona il bianco, certo, ma se ci dimentichiamo che siamo anche materia e non soltanto luce, commettiamo un grosso errore.

Ci avete mai provato? Avete mai mescolato i colori cercando di ottenere il bianco? Con i pigmenti materiali è impossibile. Perché nella materia i colori si mescolano togliendosi luce, quindi è più probabile che mescolando le tempere otteniamo una tinta molto scura tendente al marrone o al blu.

Possiamo provarci utilizzando il cerchio di Newton con i vari settori colorati. Anche qui, per quanto siamo precisi con i colori e con i settori è molto probabile che il colore risultante sia un bianco alterato, un po’ grigio o un po’ panna.

Anche nelle nostre case non è così semplice conservare il bianco. Dopo un certo periodo di tempo le pareti vanno ridipinte perché ingrigiscono a causa del riscaldamento, dello smog, delle candele accese. I mobili bianchi si strisciano e si macchiano. I tessuti ingialliscono o ahimè, ci rovesciamo sopra il caffè.

 

 

Quello del bianco è un bellissimo concetto teorico. Ci insegna ad osservare la nostra completezza e a riconoscere gli arcobaleni che sono dentro di noi. Ma nel concreto ci ricorda anche che ogni esperienza lascia una traccia, che le ombre fanno parte della nostra esistenza e che sono le macchie di colore, anche quando il colore non è brillante, a renderci unici.

Trovo sia utile poter immaginare se stessi come un foglio bianco venuto sulla terra con la consapevolezza che già dal primo giorno non sarebbe più stato tale. Un foglio che giorno dopo giorno vede accumularsi macchie provenienti dall’esterno, ma che riesce anche a scegliere da sè le pennellate di colore che vuole imprimere a se stesso. Un foglio che sa accettare ciò che arriva e sa anche creare se stesso al meglio di ciò che desidera, senza il timore di essere brutto o sbagliato e senza la pretesa di essere bello e giusto.

 Il bianco non è un colore a cui tendere, ma un luogo da cui partire. È un contenitore di infinite esperienze e opportunità da cui attingere; è il colore dell’infinito che nella materia si dipana trasformandosi nelle esperienze che facciamo ogni giorno e nelle scelte che prendiamo in ogni istante.

Qualche tempo fa guardavo un film e durante la scena finale, potente ed estremamente emozionante, ho sentito nel mio corpo la forza dell’emozione del protagonista. Come se ci fossi stata io in quella scena, dentro quella stessa emozione, con quelle stesse persone intorno. In quella situazione io c’ero già stata e avevo vissuto quello stesso dolore profondo e mi riconoscevo totalmente nel suo volto, in quella lacrima e in quel contesto.

Questo è potuto succedere perché ho incontrato quella pennellata, di quello stesso colore e con quella stessa intensità. E per quanto ci illudiamo di poterci resettare e di poter tornare bianchi e puri, quelle pennellate restano.

Ci sono momenti in cui ho pensato che certe memorie fossero una condanna. In quel momento ho capito che quel colore opaco e forte che aveva così violentemente sporcato il mio foglio bianco, era una dono.

Abbiamo in noi memorie indelebili che diventano vere perle di ricchezza quando ci consentono di osservare l’emozione dell’altro e sentirlo profondamente in noi. E amarlo, sentendoci più vicini.

Se avessimo la possibilità di cancellare ogni emozione, di tornare ad essere bianchi e puri, se potessimo dimenticare ogni dolore, non conosceremmo empatia, non potremmo sentirci connessi, non potremmo comprendere né amare.

È nei momenti in cui le nostre macchie si fanno sentire che la luce in noi brilla, perché diamo un senso a tutto ciò che colora il nostro bianco illusorio.

Non cerchiamo la perfezione e la purezza a tutti i costi. Essa non risiede nel bianco, ma in tutte le infinite possibilità che questo meraviglioso colore, dietro l’illusione, può contenere.

 

Immagini di Alessia Barbiero

[siteorigin_widget class=”SiteOrigin_Widget_Image_Widget”][/siteorigin_widget]

Lucia Primo

Sono Lucia Primo, fondatrice di Fisiocolore un luogo fisico e virtuale in cui puoi trovare informazione, formazione, consulenza, trattamento per il tuo corpo e la tua anima.

Sono fisioterapista con la passione per la relazione corpo-emozioni e ho trovato nello studio dei colori e dei chakra uno strumento di crescita e consapevolezza fondamentale, sia per me stessa che per la mia pratica clinica.