Adriana Di Pietrantonj

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L’oro rimanda a molteplici significati. Si dice: “Il silenzio è d’oro” come se una parola detta in più, al contrario del Re Mida, rende ciò che si è detto grigio come il piombo. “Sogni d’oro” per augurarti un sonno tranquillo e piacevole. Capita di sentire paragoni come “ha i capelli color dell’oro” che descrive non solo un colore ma la luce che emana la persona stessa attorno a sé.

Il mio oro è legato all’arte e alla pittura. Un colore usato come sfondo che esalta il soggetto rappresentato in primo piano e al contempo lo estranea dal contesto, come sospeso in una dimensione lontana da quella reale. Non a caso la pittura tardo medievale italiana è caratterizzata dall’uso di fondi oro per la rappresentazione di Maria, di Gesù, degli angeli e di tutti i santi che dall’alto ci guardano. C’è voluta l’intuizione di Giotto e l’uso del cielo azzurro per rendere la Sacra Famiglia una famiglia vicino alle altre. Avete mai provato a creare il colore oro con le tempere o al computer con la scala RGB? O meglio, avete mai guardato da vicino un quadro in cui sono rappresentati gioielli od oggetti in oro? L’oro è un colore particolare, non si crea come un verde o un arancione mischiando due colori primari o secondari, al contrario se ne riproduce l’effetto attraverso dei “tocchi” di colore più chiaro, un bianco per riprodurne i riflessi. Artisti più ingegnosi ricoprivano le parti che volevano rappresentare con sottili foglie d’oro, un materiale delicato e quasi impalpabile.

È la sua luminosità che ci attrae. Ne basta una goccia per cambiare l’aspetto di oggetto rotto e da buttare. È Attraverso la luce riflessa dell’oro che questo oggetto risplende a nuova vita. La tecnica giapponese del Kintsuji: l’arte di riparare con l’oro le fratture di un vaso o di un piatto per ridarle un nuovo valore. Proprio grazie a questo antico vissuto, il suo valore ci viene restituito moltiplicato. Un lavoro quasi terapeutico. Ogni ferita o cicatrice che portiamo nella nostra anima è ciò che ci fa risplendere, ci rende uniche, ci fa acquistare valore. Ci aiuta ad affrontare il mondo in modo diverso e nuovo. Spesso sorprendendoci.

 

 

Il mio oro è la pittura, l’arte del dipingere, il Kintsuji che tiene uniti i miei frammenti. L’attuale stato di incertezza globale ci sta mettendo tutti a dura prova. È lo stare aggrappata all’albero di un veliero in un mare in tempesta. Dopo tanti anni ho ripreso in mano i pennelli. Ho ripreso il filo di un discorso che avevo lasciato in sospeso. Ho sempre amato il colore blu e le sue sfumature che rimandano al colore del mare. Ho sempre preferito il mare in autunno e in inverno che favorisce uno stato d’animo molto più meditativo. Nei mie dipinti, piccoli perché sono parti intime di me, dalle onde del mare scuro sono lentamente comparsi sottili tocchi di luce d’oro. Dei segni di speranza che inaspettatamente compaiono nei momenti più bui. Una luce che ti indica una strada.

Cercare di guardare lontano quando ciò che ti è vicino è confuso e instabile. Sorprendersi quando una goccia d’oro, nei momenti più difficili, ti scivola dentro a rinsaldare i frammenti dispersi della tua anima.

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Adriana Di Pietrantonj

Nata ad Ancona nel 1969, fin da piccola sono stata contatto con l’arte attraverso mostre, musei, concerti, teatro e cinema. Nel 1992 si trasferisce a Milano per studiare Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e per alcuni anni si dedica alla grafica in diversi studi di comunicazione. Nel 2010 prende l’abilitazione come guida turistica a Milano, e trova in EXPO 2015 il trampolino di lancio. Tuttora lavora con diverse agenzie di viaggio italiane e straniere. Cura un proprio blog di arte e cultura milanese e lombarda, scrive nel blog del DMO della Regione Lombardia InLombardia e sulla rivista “Il Piccolo” della Compagnia di San Paolo.

Email: adriana.dipietrantonj@gmail.com