Di Federica Cantrigliani

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Quella che stai leggendo è la terza versione di questo articolo. L’ho modificato e riscritto tante volte perchè le cose intorno a me sono cambiate in un modo così radicale che quello che avevo preparato non era più in linea con quello che poteva essere utile oggi. Ora, io non so se e quando leggerai questo articolo saremo fuori dalla quarantena e la nostra vita sarà tornata un pochino più alla normalità (se la normalità esiste) ma vorrei che tu riflettessi su alcune cose (forse lo hai già fatto) che spesso diamo per scontate. Questa premessa serve in primo luogo a renderci conto che quando le cose cambiano noi possiamo cambiare con loro, nel bene o nel male, sta a noi scegliere.

Cambiare non significa modificare se stessi in modo distonico rispetto a quello che siamo ma significa trovare il modo più utile e più semplice per noi per stare bene e in equilibrio in una situazione magari anche complessa, come può essere la quarantena da coronavirus.

Questo articolo, che inizialmente era nato come dei punti dove avrei parlato di business e di revisione degli obiettivi del primo trimestre, si è evoluto fino a diventare un vero e proprio manifesto sulla speranza.

“Chi visse di speranza morì disperato” recita un (cinico) detto popolare, si perchè  spesso è vista come l’ultima spiaggia, come una cosa anche un po’ da sfigati (potevo dire sfigati Michi?), ma in realtà la speranza è una potenzialità molto bella che se ben allenata ci permette di esaminare e ideare i nostri obiettivi per trasformarli da astratti a concreti e per visualizzarli in un modo più efficace e realistico.

 

Cos’è la speranza

Secondo Luca Stanchieri (Allena le tue potenzialità 2018) la speranza è “la facoltà di prefigurare il futuro attraverso l’individuazione dei propri desideri, la loro collocazione nella realtà e la messa in pratica di strategie di azione per raggiungerli”. È chiaro che la speranza è fortemente legata anche a una parte di programmazione e a una parte di organizzazione: se riusciamo a immaginarci il futuro e riusciamo a individuare una serie di obiettivi utili al nostro benessere (e al benessere degli altri, se possibile), ecco che allora possiamo dire che la nostra speranza è ben allenata.

È chiaro che a una parte di immaginazione va fatta seguire una parte di programmazione, la stesura di un piano d’azione congruo che ti permetta di arrivare esattamente dove vorresti. Mi piace sempre ricordare che Walt Disney diceva che “la differenza tra un sogno è un obiettivo è una data”, quindi l’ideale è riuscire a identificare quali sono gli obiettivi che vuoi darti magari da qui alla fine della quarantena: cosa vorresti che succedesse per esempio il 1 maggio? Cosa ti piacerebbe realizzare entro l’estate? Cosa vorresti che accadesse nella seconda metà dell’anno? Ma chiediti soprattutto che cosa puoi fare oggi, ci sono delle azioni che puoi mettere in atto anche da casa? Dei corsi da fare, dei libri da leggere, degli articoli da scrivere, del materiale da preparare, da ricercare… Tutto quello che può esserti utile per raggiungere il tuo obiettivo.

 

 

Hai difficoltà a visualizzare il futuro?

Non devi per forza fare grandissimi sforzi immaginativi, parti dalle cose semplici (come sempre). Prova a richiamare alla mente dei periodi in cui ti sei trovata in difficoltà (certo magari non erano paragonabili a questa quarantena, ma ci saranno stati dei momenti in cui ti sei sentita sopraffatta) e prova a pensare a come ne sei uscita, a fare una piccola analisi di cosa ti ha aiutato. Prova a pensare quale decisione hai preso e, nel caso in cui queste decisioni fossero sbagliate, perdonati, lasciati andare, ma cerca di imparare dall’errore per non ripeterlo oggi. E registra tutti i tuoi pensieri lasciando andare i negativi (senza negarli mai) e focalizzandoti su quelli positivi, ricordati che le tue energie vanno dove tu le dirigi, quindi focalizzati sul positivo: cerca storie di successo e lasciati ispirare da loro, se vedi qualcuno che in questo momento ti dà forza, contattalo, fagli domande e cerca di capire se puoi trovare in lui/lei degli spunti che ti possano aiutare a sentirti meglio e a focalizzarti (se hai bisogno di me io sono a tua totale disposizione).

Cerca di tenere un diario della gratitudine e prova a pensare ogni giorno ad almeno tre cose che ti abbiano fatto stare bene perché più siamo focalizzati sul positivo, come dicevo prima, più le energie vanno verso il positivo e se il nostro cervello pensa positivo siamo portati a essere più felici (lo dice la scienza questo non io). Ricordati di darti i giusti tempi, non pensare che se inizi oggi, domani raggiungerai il tuo obiettivo, sii sempre realista nella tua progettazione al fine di evitare frustrazioni e delusioni. Inoltre per fare tutto quello che ti sei preposta non devi avere fretta, devi imparare a valutare bene i tempi e le risorse a tua disposizione. Allenare la speranza non significa non avere i piedi per terra, anzi. Richiede attenzione, un piano d’azione concreto e spesso la ricerca di partner e alleati, di qualcuno che possa aiutarti anche in modo pratico a fare quel pezzettino di strada: non dare per scontato che le competenze che puoi acquisire siano infinite e non avere paura di chiedere, spesso è proprio nell’incontro con un altro (sia pur virtuale in questo periodo) che nasce e cresce la possibilità di arrivare dove vogliamo andare. Infine, non pensare che ti possa mancare talento per fare qualcosa, in questo modo ti limiti, ricordati che il talento deriva solo dall’allenamento quindi puoi fare davvero qualunque cosa basta che ci provi e ti alleni ti sbagli sbaglierai 100 volte non importa la 101ª sarà quella in cui avrai successo.

 

 

Allenare la speranza in questo momento storico è fondamentale perché ti permette uscire da una condizione di paura per portarti in una condizione di apprendimento che se ben sviluppata diventerà una condizione di crescita e quando sei nella crescita puoi arrivare davvero comunque!

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Federica Cantrigliani

Sono Federica e il mio scopo è rendere i liberi professionisti più felici nel loro lavoro. Sono una psicologa specializzata in branding e una coach umanista, mi definisco una ikigai specialist perchè mi occupo di personal branding partendo dall’identificazione della vocazione, delle potenzialità, delle competenze e delle peculiarità uniche di ogni persona. Perché l’importante non è cosa fai ma perchè lo fai!