Di Marina Gellona

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Passeggiata colorata nel libro di Ingrid Fetell Lee

Quando ho sentito parlare per la prima volta di Cromosofia – in inglese: Joyful | the surprising power of ordinary things to create extraordinary happiness – di Ingrid Fetell Lee, era un pomeriggio di questa indescrivibile primavera 2020: il libro è finito nella libreria del mio kindle proprio il 9 di aprile. Il 10 aprile ero già a pagina trenta catturata, folgorata, incantata: un po’ come succede al brutto anatroccolo nella sua fiaba, quando non sa ancora di essere un cigno e vede i due splendidi esemplari bianchi, maestosi, eleganti e prova per loro un’attrazione incredibile, un amore che è struggimento, invidia, bagliore e che si trasformerà in un senso di appartenenza solo con l’arrivo della primavera e la maturazione della sua fisionomia.

Ecco: l’11 aprile ero un’anatroccolissima che agitava le sue ali goffe tra le pagine del libro, innamorata delle parole che, pur essendo caratteri neri, aprivano davanti ai miei occhi e alla mia immaginazione scenari colorati e gioiosi.

Ma facciamo un passo indietro: a parlarmi di questo libro di cui vi voglio raccontare contenuti e meraviglia è stata la mia amica Samantha Zutta, che è architetta e artista, della vita e del vetro, innamorata, studiosa e – appunto – artista delle trasparenze luminose, colorate, delle vetrate artistiche, creatrice di monili in vetro, di opere in carta. Materiali, forme, colori, emozioni, condivisione sono le sue parole preziose… Eravamo in bilico su una videochiamata che tra la mia connessione ballerina e la sua casa in campagna cadeva ogni dieci secondi e stavo cercando di mostrarle ciò che, in quei giorni di confinamento e ansie, mi teneva – più di tutto – un po’ su il morale, dandomi emozioni positive: il mio balconcino. Avevo iniziato, infatti, a occuparmi di questo terrazzino lungo e stretto che per anni aveva ospitato solo un tavolino e una sedia impolverate, due vasetti di rosmarino tenace e un paio di piante che guardavano con speranza alla primavera e con disperazione alla sottoscritta: avevo chiamato il vivaio, riempito il balcone di fiorellini fucsia, rossi, rosa, appeso lucine colorate, usato fil di ferro per sistemare vasetti di vetro di recupero in cui infilare candele, avrei messo una tenda fatta con uno scampolo di stoffa avanzata dal confezionamento del mio abito da sposa e tante altre piccole, colorate, gioiose migliorie… insomma mentre agitavo le mie ali da buffa anatroccola appena uscita dall’uovo di una primavera troppo strana tra cellulare e ringhiera, Samantha mi disse: cara mia, il tuo entusiasmo per il balconcino mi ricorda un libro sulle estetiche della gioia, che secondo me ti piacerebbe molto: Cromosofia.

 

 

Già, questa autrice, designer e artista, la Fetell Lee, ha scritto un libro che analizza le caratteristiche di ambienti, interni ed esterni nonché manifestazioni ed eventi organizzati e allestiti in modo tale da procurare in chi le vive, in chi si immerge in esse, una sensazione di gioia. Capitolo dopo capitolo, in questo libro scritto davvero “con gioia” – cosa non scontata nella saggistica divulgativa -, fluidità, brio, apertura all’umanità e alla creatività, ho trovato un percorso bellissimo che mi ha permesso di nominare, comprendere e legittimare sensazioni, ricerche, impressioni, emozioni e gusti che per anni avevo rubricato semplicemente alla voce “mi piace avere una casa così e così ma la vorrei anche… non so come, diversa…”, pensieri accompagnati da altri, del tipo “questa parte della mia casa non mi fa star bene, vorrei cambiarla, ma non so perché, o come”.

Ho capito che, nel riempire la mia casa di colori e di luce ero attratta da alcune delle dieci estetiche che l’autrice individua come capaci di generare negli esseri umani un’emozione gioiosa ma soprattutto e tanto da una: l’estetica dell’energia. L’estetica dell’energia è legata ai colori, e se osiamo portare più colore nelle nostre vite, se impariamo a conoscere il colore come un alfabeto che ci permette di leggere meglio le nostre emozioni e poterle esprimere nel mondo, saremo persone più felici e capaci di portare felicità nel mondo intorno a noi.

Ma lei lo dice meglio, vediamo come: “È difficile credere che il colore possa avere un simile potere. Personalmente, ritengo che sottostimiamo l’effetto dei colori, perché lo consideriamo decorativo, non utile. Nel mondo fatto dall’uomo il colore si posa sulla superficie: una patina sottile, un tocco finale.” E ancora: “Lo dice persino l’etimologia della parola, che deriva dal latino celare, «nascondere». Ma in natura il colore penetra l’intero spessore di un oggetto. Il caco, per esempio, è arancione sia fuori sia dentro. Il colore in natura significa qualcosa: uno stadio di crescita, una concentrazione di minerali. Pensiamo dunque al colore come a qualcosa che nasconde ciò che sta sotto, ma reagiamo a esso come a qualcosa che rivela”.

E se i colori sono energia, perché vivono della e nella luce e anche perché da sempre indicano la maturazione e l’esistenza dei frutti e delle verdure che portano – letteralmente – energia al nostro corpo, allora, dice l’autrice, circondarsi di colori, conoscerli, comprendere come risuonano con noi, è un modo per sostenere la nostra energia interiore, e soprattutto la gioia, una forma di felicità, dice l’autrice, ad alta energia, che porta a voler saltare, danzare, volteggiare, ridere. Leggevo e quasi piangevo (di gioia), leggevo e pensavo: sì, è per questo che amo così tanto i colori. E la gioia porta con sé ottimismo, positività, voglia di condivisione, cura, tanto che gli esempi che la Fetell porta nel suo libro non riguardano solo i colori che possiamo portare nelle nostre case ma anche quelli che possiamo portare nelle nostre città, nelle scuole dove studiano i nostri figli e figlie, negli ospedali, nelle prigioni: “Hilary Dalke, designer ed esperta del colore che collabora con il Servizio sanitario nazionale britannico, mi ha detto che usa regolarmente questa strategia. Quando un ospedale inglese le ha chiesto di riprogettare le stanze dei pazienti senza doverli spostare, si è limitata a sostituire le coperte di colori neutri con altre di un vivido fucsia, e ha scattato alcune foto prima e dopo. La luce riflessa dalle coperte era così vivace che l’intera stanza sembrava molto più calda e accogliente, e tutto questo a un costo molto contenuto”.

 

Ingrid Fetell Lee speaks at TED2018 – The Age of Amazement, April 10 – 14, 2018, Vancouver, BC, Canada. Photo: Ryan Lash / TED

 

Ero solo al capitolo sul colore, ed era già amore. Le altre nove estetiche della gioia di cui parla l’autrice sono: l’estetica dell’abbondanza, che porta nella nostra vita una sensazione di opulenza e varietà, l’estetica della libertà, che richiama natura, luoghi selvaggi, spazi aperti. Quella dell’armonia, dove la gioia nasce da equilibrio, simmetria, flusso; quella del gioco, dove cerchi, sfere e bolle generano emozione positiva; l’estetica della sorpresa, in cui stravaganze e contrasti ci prendono in contropiede – in un’accezione felice; l’estetica della trascendenza, per vivere di elevazione e leggerezza (le cose che ho scoperto sulle case sugli alberi e sugli aquiloni… beh, wow! Ma non voglio rovinarvi, appunto, la sorpresa!); l’estetica della magia, per portare un po’ di illusioni incantevoli nei nostri ambienti; l’estetica del festeggiamento, che intreccia convivialità, scintillio, forme esplosive e infine, ma forse è un nuovo inizio, l’estetica del rinnovamento, fatta di fioriture, espansione e curve.

 

 

La casa dei Barbapapà è un esempio di architettura giocosa e ad alta energia colorata. L’hanno ideata e disegnata Annette Tison e Talus Taylor, ideatori della saga della famiglia trasformista.

Insomma: volete una gioia alla decima potenza? Questo libro, tra aneddoti, designer, architette, urbanisti, fioriste, inventrici di palloncini di ogni dimensione, costruttori di case sull’albero (e luoghi del mondo che hanno dell’incredibile, come le Palais Bulles, dell’architetto Antti Lovag, che ricorda tanto la casa fatta di stanze-bolle della famiglia Barbabapapà), può alimentare la vostra capacità di fabbricare gioia, che passa anche dal respirare ambienti che siano in grado di restituirla a voi, alle persone con cui vivete, ai vostri concittadini. Inoltre, il libro si conclude con un “kit della gioia” che aiuta a portare concretamente cambiamenti felici nei propri ambienti, tramite domande su ciò che vi attrae e su ciò che vi piace di più e provando a immaginare mutamenti in una stanza della vostra casa.

Ora, forse volete sapere se alla fine della lettura l’anatroccola di cui sopra è diventata un cigno… Un cigno sì… leggero, magico, selvatico, le piume scintillanti, rinnovate, le ali simmetriche e aperte… ma coloratissimo e variopinto, insolito e che disegnava cerchi nel cielo, detto tra noi: era il cigno della gioia!

 

 

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Marina Gellona

Da bambina, come tante, amavo la formula magica con cui si chiudono quasi tutte le fiabe: “e vissero tutti felici e contenti”. Crescendo ho capito che il lieto fine non si verifica con facilità, in nessun ambito della vita: e per un periodo non l’ho presa bene. Mi sono laureata in filosofia con molte domande esistenziali in testa, ho lavorato per il commercio equo, ho vissuto Genova durante il G8 del 2001 e ho cercato uno strumento interpretativo ulteriore: la narrazione.

Espressione contro repressione era il mio mantra, quando mi sono iscritta alla Scuola Holden di tecniche della narrazione. Da allora mi impegno in ricerche e progetti legati al raccontare: dal 2003 insegno una forma di narrazione molto particolare, quella che si scrive ascoltando le persone che raccontano la propria vita o un’esperienza significativa; poi insegno giornalismo per bambini, manutenzione della creatività e scrittura fiabesca. Ho pubblicato racconti; scrivo per alcune riviste, sono giornalista pubblicista. Curo il progetto Infinito8marzo, che dà voce alle donne intervistandole per le strade della mia città, Torino. Le fiabe sono tornate nella mia vita e sono, a volte, tema delle mie lezioni: non ho ancora trovato la formula magica, ma conosco e insegno il potere conoscitivo e sociale delle storie ben raccontate. Qualunque sia il loro finale.

A maggio 2020 è uscito il mio libro Ascoltare e narrare le vite degli altri. Oltre gli stereotipi, i silenzi, le ingiustizie per Dino Audino Editore.