Di Marina Galbiati

***

Stiamo vivendo un’epoca davvero difficile, in cui le piccole cose possono sembrarci ininfluenti di fronte alla grandezza degli eventi.

Internet e i social media hanno dato voce amplificata a persone che prima avrebbero espresso la loro rabbia nel bar del paese, arrecando un danno tutto sommato molto limitato.

Quando trovano il loro spazio online invece tutti possiamo esserne investiti, perché, purtroppo, dietro alla tastiera pensano di essere invisibili e non identificabili.

Come possiamo difendere il nostro modo di vedere il mondo – il modo colorato e gentile – senza farci travolgere dalla cattiveria e anzi, apportando la nostra positività nel mondo?

Mi è capitato, più di una volta, di rimanerci davvero male, leggendo commenti, post, davvero cattivi in modo assolutamente ingiustificabile, e di sentirmi impotente davanti a questi sproloqui.

Ma credo che trovare la strada per esprimere il bello e il gentile che abbiamo in noi possa contagiare il mondo, colore dopo colore, post dopo post!

Ph: Federica Ariemma, Unsplash

Scrive Gianrico Carofiglio in un’intervista per Donna Moderna:

«La gentilezza, come la intendo io, non è il garbo, non è la cortesia, non sono le buone maniere. È invece una dote fondamentale per affrontare il conflitto, che è parte inevitabile dell’esperienza individuale e collettiva. Ci sono due modi per far fronte al conflitto: quello distruttivo che vediamo sui mezzi di informazione, sui social… E il suo opposto. Non significa essere remissivi, rinunciare alle proprie idee o posizioni. Ma esprimerle in una forma che non implica violenza e che può perfino, a certe condizioni, trasformare il conflitto in cooperazione».

Essere gentili significa essere forti, e essere forti significa imparare a ragionare con la propria testa, avendo come presupposto quello di conoscersi ed essere sufficientemente sicuri di sé.

Se sui social leggiamo critiche e giudizi, sia verso di noi che verso altri, ascoltiamole e chiediamoci cosa ci potrebbe essere di vero, mantenendo salda la consapevolezza del nostro valore, delle nostre idee, e ricordiamoci che attaccare è la strada più facile, quella dei deboli.

Cosa possiamo fare quindi, in concreto, per arginare la cattiveria e diffondere gentilezza sui social?

Conosciamoci e non abbiamo paura di esprimere chi siamo, scriviamolo nei nostri post, esprimiamo la nostra personalità costruendoci un “personal branding” assolutamente autentico

Argomentiamo le critiche degli altri ponendo domande, “perché mi stai scrivendo questo? Che cosa vuoi esprimere con le tue parole?”. La nostra sicurezza e pacatezza saranno la migliore cura.

E se qualcuno proprio non vuole sentire ragioni?

Non dobbiamo convincere tutti, non dobbiamo avere paura di escludere dalla nostra cerchia le persone tossiche, non dobbiamo andare d’accordo con tutti e non tutti saranno in grado di assorbire il bello e il buono. Stiamone lontani, perché la prima cosa a cui dobbiamo la massima cura siamo noi.

Marina Galbiati

Mi chiamo Marina Galbiati e aiuto freelance, liberi professionisti, imprenditori e consulenti a posizionare il loro brand sul mercato, imparando a comunicarlo nel modo più adatto sul web e sui social media. Percorsi personalizzati per gestire l’unicità del tuo brand in modo semplice ed efficace.

E prima di tutto, imparerai a conoscere e a dare personalità al tuo brand.

www.marinagalbiati.com