Di Federica Cantrigliani

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Le parole sono importanti. Lo sentiamo dire da sempre ma negli ultimi anni il linguaggio si è fatto protagonista di una vera e propria rivoluzione grazie al lavoro di persone (più o meno coinvolte personalmente) che si sono prodigate per una revisione linguistica all’insegna della correttezza, della formazione e del riconoscimento delle caratteristiche e delle unicità di ogni persona.

“La lingua non è un museo”. Sono parole di Vera Gheno, sociolinguista, autrice e traduttrice (molto attiva nella divulgazione online in ambito linguistico) e, aggiungerei, deve sposare i principi della creatività e della gentilezza, dell’inclusione e della libertà.

Essere liberi però non significa non preoccuparsi delle emozioni e dei sentimenti delle altre persone, essere liberi significa avere la possibilità di esprimersi in modo autentico, unico e creativo, un linguaggio che anche nelle critiche sa essere benevolo e costruttivo. Cosa che purtroppo, soprattutto sui social di nuova generazione vedo poco. Vedo utilizzare video e comunicazioni altrui in modo opportunistico, violento e cattivo (per qualche like in più) o senza il premesso dell’autore originale (alla faccia dell’etica) e con contenuti al limite del bullismo.

Lo vedo fare da persone di ogni età, etnia, sesso, provenienze e percorso di studi. Come se fossero mossi solo da sentimenti negativi come invidia, rabbia, paura. “Se non hai nulla di carino da dire stai zitta” recitava un vecchio detto ma non vale per i social. Tutti hanno qualcosa da dire e, spesso, non è utile se non a nutrire il proprio ego, curare una ferita narcisistica o sfogare una rabbia che non potrà mai essere alleviata da un commento cattivo (spesso crudele) anzi… probabilmente la frustrazione verrà nutrita e stimolata e si replicherà sempre più forte al commento successivo.

Un enorme buco nero che inghiotte tutto e non ci lascia nulla. Che contamina e rovina relazioni, amicizie e che spinge a un odio inutile e crescente. Serve un tocco di luce. Serve che questo nero venga illuminato da una sorta di nuvola arancione splendente fatta di gentilezza e, soprattutto, di creatività. Voglio evidenziare che essere gentili non significa essere molli, sottomessi e incapaci di esprimersi.

Una spinta creativa

Ho parlato di luce arancione perchè è questo il colore della creatività. Più in generale, simboleggia, oltre la già citata creatività, l’armonia ma anche l’espansione e l’ambizione. “La cromoterapia sostiene infatti che questo colore aiuta a metabolizzare i sentimenti negativi, a superare quelle situazioni anche altamente drammatiche che accadono nella nostra vita; inoltre; pare sia molto indicato quando ci si sente bloccati e si ha paura ad affrontare quei cambiamenti che sono necessari per andare avanti”.

Uso le parole di Laura Merio pubblicate su questo stesso portale meno di un anno fa per provare a evidenziare quanto i colori possano aiutarci nella gestione delle nostre emozioni e nelle situazioni difficili. Basta un accessorio, una luce, un elemento arancione per ispirare e sostenere quella spinta creativa utile a gestire in modo più autentico ma gentile e unico, come solo noi possiamo essere. Prova a fare un esercizio.

Bevi un bicchiere d’acqua e prova a sederti in una posizione comoda ma dignitosa. Chiudi gli occhi (se non riesci porta lo sguardo verso il basso in un punto fisso). Respira, osserva il colore che desideri possa guidare il momento che stai vivendo, lasciati avvolgere dalle sfumature e dalle diverse tonalità, concentrati e prova a svuotare la tua mente, elimina (per quanto possibile) ogni forma di giudizio, lascia andare i pensieri che ti si presentano e concentrati solo sul colore. Respira nel colore, immagina che ti avvolga e che ogni ispiro entri dentro di te e ogni espiro esca. Come è quello che entra? Come vedi quello che esce? Dopo qualche profondo respiro dove il colore ha inondato il tuo corpo riapri gli occhi e osserva come ti senti, se vuoi scrivilo e prova a usare parole gentili.

Essere gentili significa essere creativi

Esprimere opinioni anche negative (se necessarie) in modo costruttivo, lasciando dietro di noi una parvenza di apertura, di confronto e di accettazione. Si, perchè (spoiler alert) accettare che le persone possano avere idee, opinioni, vissuti, emozioni e chi più ne ha più ne metta diverse da noi è fondamentale per iniziare ad avere una percezione meno egocentrica (e spesso narcisistica) del mondo.

L’accettazione in psicologia è un costrutto che si basa sulla consapevolezza e sulla comprensione che una situazione, un obiettivo o un dato evento è andato in un modo diverso dai nostri piani, forse è stato irrimediabilmente compromesso e non potrà mai essere perseguito come ci eravamo prefissati. Questo comporta un cambiamento, una ristrutturazione, la revisione delle cose in una dimensione nuova, che non avevamo previsto o immaginato. Chiariamoci, l’accettazione non è qualcosa di semplice, anzi, spesso corrisponde alla conclusione di un processo faticoso e a volte doloroso ma che ci permette di lasciar andare tutto ciò che ci avvelena come la rabbia, la ruminazione e l’invidia.

Spesso è facile lasciarsi travolgere dalle emozioni e dalle situazioni. Ma quando comunichiamo sul web non stiamo agendo travolti da un’ondata emotiva. Abbiamo tempo di riflettere, di ponderare le parole, di scegliere come usarle e cosa vogliamo comunicare. Scegliamo strumenti e supporti. Scattiamo fotografie o giriamo video. Quello che sta dietro alla nostra comunicazione è qualcosa su cui abbiamo, a rigor di logica, avuto il tempo di riflettere, progettare e pianificare. Qualcosa che rimarrà per sempre sul web. Qualcosa che (nel bene o nel male) potrebbe colpire qualcuno. La mia regola è rispondere a una serie di semplici domande:

Se avessi la possibilità di dire la stessa cosa in faccia alle persone le direi nello stesso modo?

Sarei in grado di farmi carico di un’eventuale sofferenza?

Potrei gestire le obiezioni e tutto ciò che potrebbe scaturire dalle mie parole?

Infine, non per ordine di importanza, è davvero importante quello che ho da dire o serve solo a nutrire il mio futile ego?
Migliora la vita altrui o è solo il mio narcisismo che prende il sopravvento?

Se quello che emerge da queste domande ha senso, comunico, altrimenti evito. Non sarebbe utile a lungo termine e, probabilmente, non sarebbe gentile. Questo non significa che sia falsa, anzi, questo mi permette di essere davvero autentica con me e con le persone a cui voglio bene. Anche quando mi permetto di muovere una critica lo faccio con amore e cognizione di causa, con un’idea di miglioramento costruttivo. Nulla più.

Ora ti chiedo di fare un esercizio, per un mese prova a essere più consapevole nella pubblicazione dei tuoi contenuti, prova a rispondere alle domande che mi faccio io o a crearne alcune tue che siano funzionali e ti permettano di esprimerti per quello che sei senza limitarti ma nel rispetto delle relazioni, dei tuoi obiettivi e di te, come persona e professionista. Non lasciarti trascinare dai social, cambia quello che puoi cambiare, accetta quello che non puoi modificare e sii sempre gentile, allena la tua creatività per sentirti sempre bene con gli altri ma soprattutto con la persona che starà con te per tutta la vita: tu.

Federica Cantrigliani

Sono Federica e il mio scopo è rendere i liberi professionisti più felici nel loro lavoro. Sono una psicologa specializzata in branding e una coach umanista, mi definisco una ikigai specialist perchè mi occupo di personal branding partendo dall’identificazione della vocazione, delle potenzialità, delle competenze e delle peculiarità uniche di ogni persona. Perché l’importante non è cosa fai ma perchè lo fai!

www.federicacantrigliani.it